Era da quasi un anno che aspettavamo questo momento: finalmente i coniugi Underwood sono tornati. Hanno affilato le lame per undici mesi, ma il loro smalto non è stato minimamente intaccato: dal 4 marzo è possibile guardare tutti e 13 gli episodi della quarta stagione di House of Cards sulla piattaforma Netflix U.S.A. oppure attendere l’appuntamento settimanale del mercoledì su Sky Atlantic a partire dal 9 marzo.
Scegliete la vostra modalità preferita, il doppiaggio di Roberto Pedicini non farà rimpiangere la voce originale di Kevin Spacey neanche in questa stagione.
Abbiamo lasciato il Presidente U.S.A. alle prese con la rottura politica e personale con la First Lady, durante una delicatissima corsa alle presidenziali per il rinnovo del suo mandato ottenuto in maniera non del tutto democratica (ma d’altra parte, come lui stesso dice, La democrazia è sopravvalutata).
L’escalation delle ultime puntate della terza stagione si ripresenta nel clima della première della quarta, salvo trovare un Frank Underwood più posato e padrone della situazione, consapevole del fatto di non avere più alleati fidati, ma molti sottoposti pronti a tradirlo per un tozzo di pane da diversi zeri.
Stavolta la narrazione richiede che l’avversario dall’altra parte della scacchiera debba reggere il confronto con il Presidente e questo ruolo spetta a Claire, algida e determinata a rifarsi di tutti gli anni passati nei panni della grande donna dietro il grande uomo.
La fotografia così come lo stile recitativo e la regia suggeriscono continuità, una necessità gradevole nel momento in cui la trama è stata così bruscamente interrotta per mesi. Kevin Spacey e Robin Wright rivestono i ruoli, oltre che dei due protagonisti, anche di produttori esecutivi, sintomo di quanto il progetto sia figlio anche del contributo dei due attori, da sempre osservatori attenti delle dinamiche interne e internazionali e interpreti raffinati della spregiudicatezza e del cinismo della politica americana.
Ritroviamo in questa prima puntata alcuni volti noti: dal reporter Lucas Goodwin (Sebastian Arcelus) che si colloca in una posizione piuttosto drammatica dalle prime battute della puntata, al riabilitato Doug Stamper (Michael Kelly), assolutamente dedito alla riuscita dei piani presidenziali.
Abbiamo però anche alcuni volti nuovi che acquisiscono una certa importanza, soprattutto per quanto riguarda il costituendo team Claire: la signora Elizabeth Hale, ovvero la madre di Claire, la cui presenza indaga sul complesso passato familiare della First Lady e Leann Harvey, una consulente di ferro assoldata come scudiere durante la sua battaglia.
I presupposti di questa nuova stagione sono a dir poco esaltanti, la tensione che si respira alla Casa Bianca tiene lo spettatore incollato allo schermo. Il parallelismo con la reale corsa alla Presidenza che si svolgerà negli Stati Uniti fino all’8 novembre 2016, rende la visione ancora più avvincente. Gli stessi sceneggiatori hanno dichiarato di ispirarsi alla cronaca politica contemporanea nella scrittura delle puntate e la presenza della candidata Hilary Clinton, bianca, democratica e donna ci lascia intendere quanto filo da torcere potrebbe dare Claire a suo marito.
Un’ultima curiosità: Robin Wright sarà anche regista di diversi episodi della stagione, nella prospettiva di far pratica per girare un giorno un suo lungometraggio.
Che dire, buona visione e che vinca il migliore.
Francesca Torre