American Horror Story: Hotel, il ritorno del freak & chic – Recensione

American Horror Story: Hotel, il ritorno del freak & chic – Recensione

Tutti gli appassionati della serie American Horror Story possono finalmente tirare un sospiro di sollievo perchè è andata in onda la prima puntata della quinta stagione, l’attesissima Hotel.

Le novità di questa nuova stagione sono importanti: emerge l’assenza di Jessica Lange, star indiscussa delle prime quattro stagioni, Murder House (2011), Asylum (2012-2013), Coven (2013-2014) e Freak Show (2014-2015), sostituita nel suo ruolo di first lady dall’inquietante Lady Gaga.

Nella prima puntata di Hotel vengono disseminati una serie di indizi e di stimoli che andranno, con ogni probabilità, a convergere in un’interessante trama generale la cui impronta, colma di citazioni provenienti dal filone horror ambientato negli alberghi (più volte nel corso della visione, la mente viene riportata direttamente al capolavoro di Stanley Kubrick, Shining), non tradisce le atmosfere agghiaccianti più o meno riuscite nel resto della serie.

Rispetto alla prima stagione, tuttavia, si avverte un maggiore compiacimento estetico, probabilmente frutto della forza del franchise, la cui deriva pop è cresciuta gradualmente nel corso del tempo e dell’apporto estetico che la presenza di un personaggio come Lady Gaga certamente introdurrà.

I primi input narrativi ci presentano un poliziotto dalla drammatica vita personale, John Lowe, (Wes Bentley, già visto, giovanissimo, in American Beauty di Sam Mendes), una receptionist sadica, Iris, la sempre straordinaria Kathy Bathes, che già da sola meriterebbe la visione di tutte e cinque le stagioni, una padrona di casa dalle abitudini erotico/alimentari decisamente articolate (Lady Gaga, qui nei panni della contessa Elizabeth), il suo compagno Donovan, Matt Bomer e, infine, la multiforme Sarah Paulson (Sally), stavolta nei panni di un’eroinomane dal look decisamente fine anni ’80.

Il confine tra la vita e la morte è, sin da questa prima puntata, alquanto labile, riprendendo un’ambiguità di fondo già vista nella prima stagione, Murder House.

Sperando che gli autori Ryan Murphy e Brad Falchuk sappiano come svoltare questo espediente narrativo in una chiave inedita, guardiamo con fiducia all’uscita delle prossime puntate, perché la stagione raggiunga i livelli più alti del potenziale del franchise e ci convinca a dimenticare i frequenti scivoloni degli anni passati.

La prima puntata, Check In, ha una durata di 60 minuti circa, mentre le prossime riprenderanno regolarmente con una durata media di 40 minuti, arrivando sempre al numero totale di tredici che, dalla seconda stagione in poi, è diventato uno standard della serie.

Ritroviamo quindi vecchie conoscenze, non solo Kathy Bathes e Sarah Paulson ma anche Mare Winningham, volto ricorrente della serie, qui in un cammeo di pochi minuti, e vecchie abitudini tra cui la tendenza nota ai fan a far convergere freak & chic, con scene erotico/splatter sempre più esplicite e con una scenografia accurata e piena di dettagli e di rimandi.

Questo primo ingresso nell’Hotel Cortez, L.A., è stato soddisfacente, attendiamo il resto.

Francesca Torre

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