Arriva Supergirl! – Recensione

Arriva Supergirl! – Recensione

 

Lunedì 26 ottobre è andato in onda sulla CBS il pilot di Supergirl, la nuova serie televisiva prodotta da Greg Berlanti (Arrow, The Flash, The Mysteries of Laura), insieme ad Ali Adler (Chuck, Glee, No Ordinary Family) e Andrew Kreisberg (Werehouse 13, Arrow, The Flash).
La première, scritta da Michael Grassi (Lost Girl) e diretta da Dermott Downs (The Tomorrow People, iZombie, The Flash) insieme a Glen Winter (Smallville, Arrow, The Flash), ha riscontrato ascolti altissimi, con 12,9 milioni di telespettatori, classificandosi sul podio degli show televisivi più seguiti tra quelli con la fascia di pubblico più ampia, ovvero gli spettatori di età compresa tra i 18 e i 50 anni.

Il serial racconta vita e avventure della 24enne Kara Zol-El/Danvers la quale, dopo aver nascosto per anni la propria natura superumana, decide di diventare Supergirl e proteggere il mondo su esempio del cugino Kal El/Superman. Kara dovrà coniugare l’attività di supereroina con la sua vita ordinaria, lavorando come giornalista nella redazione del quotidiano più letto della sua città e, al tempo stesso, collaborando con un’agenzia segreta che si occupa di monitorare e fermare attività ostili di natura aliena.

Supergirl 9

Fin dal suo primo annuncio, molti si sono chiesti il motivo della scelta del personaggio di Supergirl come protagonista di una serie televisiva: le perplessità nascevano soprattutto a causa del suo essere una replica femminile di Superman, caratteristica che ha sempre costituito una pesante zavorra, nonostante la lunghissima vita editoriale e diverse buone serie a fumetti a lei dedicate (una delle quali scritte dal grande Peter David).
Realizzare addirittura uno show televisivo è parso un vero e proprio azzardo e non sappiamo dire se la scelta di Berlanti sia stata fatta di testa o di pancia. Sta di fatto, però, che il successo del pilot sembra dargli ragione, segnando un altro punto a favore del suo talento di produttore e showrunner.

Per l’impostazione narrativa della serie, le strade da scegliere erano state già precedentemente battute sia da Arrow che da The Flash: il dramma thrilling d’azione nel primo, oppure l’avventura super-eroistica e fantascientifica nel secondo. Supergirl, invece, sceglie una terza via: quella della commedia d’azione, con toni molto leggeri e scanzonati che riescono a fare la differenza dando al telefilm un’identità ben precisa.
Al tempo stesso, si evita il pesante fardello di raccontare le origini del personaggio, con la lunghissima ricerca di sé stessi e delle proprie radici, la scoperta dei poteri e lo sviluppo di un’identità segreta, come era successo nelle dieci stagioni di Smallville.
Qui la protagonista è conscia da tempo della propria identità e delle sue capacità: le sue origini vengono infatti narrate in maniera veloce, ma non approssimativa, nei primi minuti del pilot, proponendo una versione leggermente diversa rispetto alla sua controparte a fumetti, con una Kara pre-adolescente che viene inviata sulla terra subito dopo la partenza di Kal-El per proteggerlo, arrivando però molti anni dopo a causa di una rotta diversa e trovando il cugino già adulto, rivelatosi da tempo al mondo come Superman.

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I contatti con l’Uomo d’Acciaio vengono comunque da subito messi in secondo piano e poi cassati, con una trama fluida e divertente che, senza troppe forzature, riesce a presentare in maniera chiara e precisa tanto il personaggio principale, quanto l’ambientazione e il cast di characters comprimari. Pur evitando l’impronta e i toni da dramma adolescenzial-supereroico di Smallville, Supergirl ne presenta però il medesimo meccanismo inerente i villains, tutti superumani e tutti collegati alle sue origini aliene.
La scelta di introdurre l’agenzia governativa specializzata in minacce extraterrestri appare un po’ forzata per dare sostanza e direzione narrativa al personaggio, fornendo al tempo stesso una storyline a lungo corso rappresentata dalla congiura dei kriptoniani sulla terra.
Questi due sviluppi, nonché il colpo di scena sull’identità del villain dietro le quinte, non rappresentano purtroppo nulla di originale, anzi, appaiono fin troppo fiacchi e pretestuosi, così come anche le interrelazioni della protagonista con gli altri personaggi di supporto.
Fin troppo schematico, infatti, appare il rapporto tra Kara e sua sorella Alexis , interpretata con poca verve da Chyler Leigh, che qualcuno ricorderà in Grey’s Anatomy, nonché quello di vittima/carnefice tra lei e il suo capo, la glaciale imprenditrice editoriale Cat Grant; questo personaggio viene caratterizzato, per ora, in maniera abbastanza scontata e incarnato da Calista Flockhart, indimenticato volto della mitica Ally McBeal, resa irriconoscibile da troppe iniezioni di botulino.
Non convince neanche troppo la scelta della protagonista di fare la giornalista, ricalcando quella di Superman, né l’ambiente umano con cui ha a che fare sul posto di lavoro, con il collega e confidente Winn – personaggio di ben poca sostanza – e un carismatico quanto inedito James Olsen (Jimmy?) di gratuita etnia afroamericana, che funge da suo mentore.

Supergirl 3

Insomma, a prima vista questa Supergirl potrebbe sembrare poco riuscita, con idee e sviluppi convenzionali e scontati, tuttavia nel complesso è un prodotto che funziona, grazie ad una narrazione che ha il pregio di essere leggera e divertire per il suo non prendersi troppo sul serio. Da questo punto di vista, la differenza la fanno anche la caratterizzazione friendly del personaggio e la freschezza interpretativa (non priva di difetti, però) di Mellisa Benoist, attrice già vista in Glee e in film come Whiplash e La Risposta è nelle Stelle, che contribuisce a rendere questa Supergirl assolutamente deliziosa e simpatica. Danno poi un apporto positivo tanto gli effetti speciali (dignitosi e abbastanza efficaci per un serial televisivo), nonché varie trovate, come i toni buffi dell’inizio della carriera super-eroistica (quel piccato Come on!!! gridato durante il salvataggio aereo è assolutamente esilarante) e qualche strizzatina d’occhio ai fan, come il ruolo cameo dei genitori adottivi di Kara ricoperto da Dean Cain ed Helen Slater, che furono rispettivamente interpreti di Superman nel serial Lois & Clark – Le nuove avventure di Superman (1993) e di Supergirl nel film omonimo del 1984. 

Concludendo, siamo di fonte a un buon esordio che, seppur con qualche difetto, si presenta ricco di potenzialità interessanti e toni indovinati per un prodotto di intrattenimento fresco e piacevole.

Paolo Pugliese

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