Star Wars: La Leggenda – Capitolo 2: L’Impero colpisce ancora

Star Wars: La Leggenda – Capitolo 2: L’Impero colpisce ancora

All’indomani dell’uscita di Star Wars nelle sale cinematografiche, George Lucas si ritrova tra le mani un impero mediatico in continua espansione. Un impero che trae origine da quell’accordo da lui fortemente voluto: una parte dei profitti derivanti dal merchandising. Per alcuni mesi, pur a fronte di massicce richieste, si riesce a trovare poco in giro visto che gli accordi stretti precedentemente all’uscita del film non erano stati rilevanti e il successo per nulla previsto non aveva portato a una pre-produzione di alcuni articoli. Ma a partire dal Natale del 1977 comincia una vera e propria invasione di prodotti, soprattutto giocattoli e action figures, legati all’universo di Star Wars. L’indotto straordinario derivante da questo nuovo settore di mercato per il cinema è il segno dei tempi che cambiano e di una nuova mentalità imprenditoriale.

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Iniziano a uscire anche i primi prodotti collaterali legati a doppio filo alla saga ideata da George Lucas. In primo luogo, il fumetto omonimo edito dalla Marvel Comics, il cui esordio è contemporaneo all’uscita del film nelle sale. I primi sei numeri si rivelano un adattamento della trama della pellicola, ma il settimo (data di pubblicazione gennaio 1978) rappresenta un evento importante: è infatti la prima storia ambientata nell’universo di Star Wars non derivante da una idea di Lucas. Si tratta perciò del primo tassello di quello che sarebbe poi stato battezzato Expanded Universe (Universo Espanso). Superfluo dire che la quota di 100.000 copie vendute viene raggiunta e superata e le royalties fluiscono alla LucasFilm anche da questo settore di mercato (non sappiamo se con gioia o disappunto da parte di Stan Lee).

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Nel marzo 1978 esce il primo romanzo, scritto da Alan Dean Foster, La Gemma di Kaiburr (Splinter of the Mind’s Eye): Lucas l’aveva concepito con l’idea di realizzarne un adattamento per un film a basso costo nel caso Star Wars si fosse rivelato un insuccesso, ma questo non accade e il libro esce comunque. Entrambi questi prodotti si caratterizzano per mostrare una forte tensione sessuale tra Luke Skywalker e Leia Organa: se oggi rileggendo il tutto ne traiamo l’impressione di situazioni tragicomiche, bisogna considerare che all’epoca nessuno (nemmeno Lucas!) poteva immaginare che i due fossero imparentati.

La pellicola non può passare inosservata alla cerimonia di assegnazione degli Oscar del 1978. Ottiene in tutto dieci nomination (tra cui miglior regia, miglior sceneggiatura e miglior film), vincendone alla fine sei per categorie secondarie, con l’eccezione di quello assegnato alla colonna sonora di John Williams.

Forte dei risultati ottenuti, Lucas si mette subito al lavoro per il sequel e fa valere una clausola del contratto con la 20th Century Fox, la quale gli consente di detenere i diritti di sfruttamento di possibili sequel. Dopo le non piacevoli esperienze avute con le major cinematografiche, infatti, il regista e sceneggiatore prende la decisione per l’epoca quasi senza precedenti di autofinanziare il film, facendo affidamento sui guadagni derivanti dal merchandising e alcuni prestiti bancari. Decisione che consente di far affidamento su una maggiore libertà creativa per lo sviluppo del tutto.

Lucas sceglie allo stesso tempo di ritagliarsi per sé solo il ruolo di produttore esecutivo per questo sequel, essendo impegnato a tempo pieno nella crescita amministrativa e finanziaria della Industrial Light & Magic e nella produzione di altri film, tra cui la prima pellicola dedicata al personaggio di Indiana Jones. Lucas si rivolge allora a uno dei suoi ex professori della scuola di cinema, Irvin Kershner, il quale all’inizio rifiuta, venendo poi convinto dal suo agente ad accettare l’incarico.

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Lucas decide anche di non rimanere coinvolto a tempo pieno nella stesura della sceneggiatura. Contatta dunque la scrittrice di fantascienza Leigh Brackett perché lo assista in questo compito. I due hanno i primi colloqui nel novembre del 1977 e ne scaturisce un primo trattamento dal titolo L’Impero Colpisce Ancora (The Empire Strikes Back), che verrà mantenuto sino alla fine.

Leigh Brackett si mette al lavoro e consegna la prima bozza di sceneggiatura nel febbraio del 1978: alcuni degli elementi principali di quella che sarà la trama finale sono qui già presenti, tranne quello della rivelazione di Darth Vader come padre di Luke Skywalker. Plot poi scartati sono l’apparizione del padre di Luke come fantasma e l’accenno a una sorella perduta di Luke di nome Nellith.

Tuttavia Lucas non è affatto soddisfatto, ma prima che possa parlarne con la scrittrice il mese successivo, costei muore a causa di un cancro. Lucas è dunque costretto a impegnarsi a tempo pieno nella stesura di una nuova bozza, ma coglie l’occasione per inserire due plot twist rimasti celebri: la rivelazione che Luke è figlio di Darth Vader e l’imprigionamento nella carbonite di Han Solo.

Le bozze alla fine si rivelano due e vengono completate entrambe nell’aprile del 1978. A questo punto il regista consegna il tutto a Lawrence Kasdan, con cui aveva collaborato per la stesura della sceneggiatura de I Predatori dell’Arca Perduta, il quale nell’ottobre dello stesso anno completa lo script per la pre-produzione del film, che viene sottoposto a una ulteriore revisione dal produttore Gary Kurtz e da Irvin Kershner, volta a rendere il tutto ancora più cupo e drammatico.

Anche la televisione nel frattempo si interessa, e non potrebbe essere altrimenti, a Star Wars. La 20th Century Fox propone a Lucas di stendere un soggetto per uno special televisivo da trasmettere per le festività. Lucas trova l’idea interessante e concepisce l’idea di una storia incentrata su Chewbacca, che torna sul suo pianeta natale – Kashyyyk –  insieme a Han Solo per festeggiare insieme alla sua famiglia il Life Day: abbandona poi il progetto a causa dei suoi troppi impegni. Il soggetto passa nelle mani di altre persone, che ne mantengono l’idea di base ma ne stravolgono i contenuti, inserendovi spezzoni musicali e siparietti comici. Il copione viene completato nel mese di ottobre e lo special viene girato in tempi record, con un budget per l’epoca considerevole di circa un milione di dollari.

Inizialmente della durata di un’ora, viene portato a due ore al solo scopo di potervi inserire più break pubblicitari. Tutti gli interpreti principali del primo film sono presenti, anche se il loro ruolo si rivela poco più che un cameo. A completare questo quadro poco idilliaco, viene scelto come regista Steve Binder, il quale non ha mai visto Star Wars o gli altri film di Lucas. Il risultato è Star Wars Holiday Special, che viene trasmesso dalla CBS il 17 novembre 1978: pur ottenendo un buon riscontro di pubblico (grazie di certo al traino del brand), viene ampiamente criticato a causa della sua trama che in mancanza di termini migliori definiamo surreale e della scarsa aderenza alle atmosfere dell’universo concepito da Lucas. L’unico elemento degno di nota è un segmento animato che presenta al pubblico per la prima volta il personaggio di Boba Fett.

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Lucas si dissocia dal progetto che, a dimostrazione di quanto esso non abbia lasciato tracce di sé negli anni successivi, non è mai stato pubblicato in DVD o ritrasmesso. Se oggi può essere ancora visionato su siti come YouTube, è solo grazie a registrazioni VHS effettuate all’epoca della prima e unica programmazione. Lucas ha imparato una dolorosa, ma importante lezione che non dimenticherà: un prodotto collegato a Star Wars che non ricada nella sua diretta supervisione rischia di trasformarsi in un disastro.

Nel 1979 iniziano i casting e le riprese per L’Impero Colpisce Ancora. Il budget iniziale è di 18 milioni e mezzo di dollari. Gli interpreti principali vengono confermati (anche se Harrison Ford all’inizio non firma per un terzo film) e c’è qualche importante aggiunta.

Per il personaggio di Lando Calrissian viene scelto Billy Dee Williams, il quale aveva sostenuto un provino come Han solo per il primo film: sembra che alla base di questa scelta ci sia anche il desiderio di placare alcune polemiche incentrate sulla mancata presenza in questa saga di attori afroamericani. L’idea iniziale per Lando Calrissian è quella di riprendere la trama della “guerra dei cloni” accennata da Luke e Obi-Wan Kenobi nel primo episodio: nelle intenzioni originarie, infatti, Lando è appunto un clone sopravvissuto a queste guerre proveniente da un pianeta composto solo da suoi simili. Ma alla fine quest’idea viene scartata e Lando diviene un mercenario galattico come Han a cui quest’ultimo ha sottratto (seppur in maniera regolare) il Millennium Falcon.

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Per il personaggio di Yoda, Lucas e Kasdan cambiano più volte idea: all’inizio pensano a una scimmia ammaestrata su cui applicare la maschera del personaggio, ma il tutto viene subito scartato a causa della sua impraticabilità. Il nome del personaggio in origine è Buffy, poi diventa Bunden Debannen, successivamente assume la forma quasi definitiva di Minch Yoda, finché il primo nome viene scartato in favore del secondo. Per il suo design, viene in prima battuta contattato Jim Henson, il creatore dei Muppets, il quale a causa dei suoi troppi impegni affida il tutto a un suo collaboratore, Frank Oz. Costui insieme ad altri suoi colleghi realizza il pupazzo di Yoda, provvedendo poi a manovrarlo sul set e fornirgli supporto vocale: a lui si deve l’invenzione del peculiare modo di parlare dell’ultimo Jedi, prendendo a spunto alcuni input di Kasdan.

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Il film vede anche la prima apparizione dell’Imperatore Palpatine, il cui nome si ispira a un personaggio del film Taxi Driver (il politico Palantine) e che è interpretato da… una donna! Seppur ricoperta da un pesante strato di trucco, sotto il cappuccio vi è infatti l’attrice Elaine Baker (moglie del truccatore Rick Baker), le cui frasi vengono doppiate da Clive Revill.

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Prima apparizione cinematografica anche per Boba Fett, il cacciatore di taglie, interpretato da Jeremy Bulloch.

Nel marzo 1979 la troupe si reca in Norvegia per alcune scene ambientate sul pianeta Hoth, tra cui il ferimento del volto di Luke a causa di un Wampa. Questo sviluppo è previsto dalla sceneggiatura, dunque non si rivela un escamotage per giustificare l’intervento di ricostruzione facciale subito dall’attore Mark Hamill a seguito dell’incidente stradale del gennaio 1977.

Poco più di una settimana dopo, si ritorna agli Elstree Studios di Londra: ma se stavolta non ci sono problemi relativi agli orari in cui effettuare le riprese, l’imprevisto rimane dietro l’angolo. Un incendio distrugge infatti uno dei set dove si sta girando The Shining, di Stanley Kubrick, e la troupe di Star Wars è costretta a “subaffittare” i propri spazi al regista newyorchese, la cui ben nota meticolosità porta a un aumento sia delle tempistiche del sequel, sia del budget, il quale arriva a sfiorare i 25 milioni di dollari. Poco prima della fine di settembre, il calvario ha termine.

La scena clou del film è chiaramente la rivelazione del legame di parentela tra Luke e Darth Vader. A quel tempo Internet e social network sono concetti sconosciuti, ma il pericolo spoiler (un attore o un membro della troupe che si lasci sfuggire una parola di troppo, ad esempio) è ben presente nella mente di Lucas. Il tutto viene dunque mantenuto nella più totale segretezza e, fino al giorno prima che la scena venga girata, sono solo in quattro a conoscere la verità: Lucas, Kasdan, Kurtz e Kershner.

Poco prima che venga dato il ciak, Kershner porta in disparte Hamill e gli confida il tutto, perché la sua reazione alla notizia sia il più possibile spontanea. Per molte delle scene di combattimento tra Luke e Darth Vader, David Prowse viene sostituito dallo stuntman Bob Anderson grazie alla maggior abilità di quest’ultimo nel maneggiare una spada, anche se è costretto a recitare senza casco perché la cosa riesca al meglio e questo limita le sue inquadrature.

Quando infine Prowse pronuncia la sua battuta, dice in realtà: “Obi-Wan ha ucciso tuo padre!“. La scena viene doppiata con la frase che tutti noi conosciamo da James Earl Jones, il quale tuttavia si convince che questa sia una menzogna di Darth Vader. Morale della favola: a parte i cinque succitati, tutti gli altri ma proprio tutti apprendono la verità solo quando si recano al cinema a visionare il film!

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John Williams torna come compositore della colonna sonora ed è in L’Impero Colpisce Ancora che esordisce la Marcia Imperiale (nota anche come il tema di Darth Vader), una delle musiche immediatamente più associabili all’intera saga.

Prima che L’Impero Colpisce Ancora possa entrare nella fase di post-produzione, Lucas deve affrontare altre due problematiche: l’aumento considerevole del budget, che arriva a 33 milioni di dollari, porta le banche a considerare di ritirare i loro prestiti e dunque l’ideatore della saga è costretto suo malgrado a stringere un nuovo accordo con la 20th Century Fox per ottenere gli ultimi fondi necessari. Questa decisione fa sì che Alan Ladd Jr. sia in un secondo momento costretto a rassegnare le dimissioni da CEO della compagnia.

Un’altra grana arriva dalla Writers and Directors Guilds of America, la quale non gradisce la decisione di Lucas di inserire i nomi del regista e degli sceneggiatori solo al termine del film (pratica comune oggi, sconosciuta all’epoca): la stessa cosa era successa anche per il primo film, ma in quella occasione non c’erano state proteste in primo luogo a causa dello scarso interesse che esso aveva suscitato prima della sua uscita e in seconda battuta perché il nome di Lucas (sceneggiatore e regista della pellicola) in un certo senso compariva col logo della LucasFilm.

L’associazione multa Lucas di 250.000 dollari, lancia una protesta ufficiale contro Kershner e minaccia di non far uscire il film nelle sale. Per proteggere il suo regista ed evitare guai, Lucas paga la multa, ma al contempo ritira il suo nome dai componenti dall’associazione.

La premiere de L’Impero Colpisce Ancora avviene a Washington il 17 maggio 1980, per poi essere distribuito nei giorni successivi nel resto degli Stati Uniti e in Inghilterra. Essendo stato ripristinato l’opening crawl come era nelle intenzioni originarie di Lucas, il pubblico apprende per la prima volta di trovarsi di fronte all’Episodio V di una saga in più parti.

Le aspettative non vengono deluse: in tre mesi il budget investito viene recuperato e superato e alla fine dell’anno il film arriva a guadagnare un incasso di quasi 210 milioni di dollari nel solo territorio statunitense. Se nella finzione la causa dei ribelli pare in crisi, nella realtà l’impero di George Lucas continua a crescere.

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Fabio Volino

PROSSIMAMENTE: IL RITORNO DELLO JEDI

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