La leggenda di Superman – Christopher Reeve (I)

La leggenda di Superman – Christopher Reeve (I)

Nel 1973 Jerry Siegel e Joe Shuster intentarono una nuova causa contro la National Allied Publications. I due autori avevano sì dichiarato che i diritti di sfruttamento del personaggio di Superman erano in mano alla casa editrice, tuttavia a loro dire una legge stabiliva che tale diritto scadeva dopo 28 anni dalla creazione del personaggio, termine dopo il quale il copyright andava rinnovato. E quindi i due autori chiesero che la proprietà intellettuale di Superman venisse affidata loro. Una causa durata più di un anno e conclusasi nel dicembre del 1974 si concluse tuttavia con una sentenza sfavorevole a Siegel e Shuster.

I media cominciarono nel contempo a interessarsi alla questione, anche perché la National Publications faceva ormai parte dell’impero mediatico della Warner Bros. e dunque fungeva da notevole cassa di risonanza. A seguito di alcuni articoli giornalistici, che denunciarono lo stato di povertà in cui versavano Siegel e Shuster (quest’ultimo inoltre prossimo alla cecità), la Warner nel 1975 si convinse (o forse sarebbe meglio dire fu costretta) a concedere un vitalizio ai due autori e garantire loro il pagamento delle cure mediche.

Non solo, da quel momento in avanti Siegel e Shuster furono ufficialmente riconosciuti come i creatori di Superman in tutte le produzioni aventi come protagonista l’Uomo d’Acciaio. Anche se questo apparve come un gesto di dovuto rispetto, fu visto anche come un modo per evitare altri problemi di natura morale, considerato che già a quell’epoca si parlava di un film dall’alto budget con protagonista Superman, e la mancata indicazione di chi quel personaggio lo aveva ideato avrebbe di sicuro generato molte polemiche.

Sempre nel 1973, uscì nei cinema americani il film I Tre Moschettieri, basato sull’omonimo romanzo di Alexandre Dumas, a cui fece seguito l’anno dopo I Quattro Moschettieri. Queste due pellicole erano uniche nel loro genere, poiché erano state girate contemporaneamente avendo già in mente una suddivisione in due parti (come vedete, Peter Jackson non ha inventato proprio nulla).

I produttori di questo dittico furono Alexander Salkind e Ilya Salkind, padre e figlio, provenienti da una vera e propria famiglia dedita al cinema (anche il nonno Mikhail era stato un produttore e aveva lanciato la carriera di Greta Garbo). La cosa creò problemi ai Salkind con la Screen Actors Guild, in quanto gli attori erano stati pagati come se avessero girato un solo film, e diede vita alla cosiddetta “Clausola Salkind”, la quale sancì che un contratto per una pellicola non poteva estendersi in via automatica a una seconda pellicola senza l’esplicito consenso dell’attore. Per farvi un esempio concreto, gli attori di Avengers: Infinity War beneficeranno di questa clausola.

salkind

Ilya Salkind entrò in contatto col personaggio di Superman negli anni ’50: appena emigrato dal Messico, imparò l’inglese oltre che sui libri di scuola sui fumetti della Silver Age ed ebbe anche l’occasione di vedere alcuni episodi di Adventures of Superman con George Reeves. Dopo il grande successo della prima pellicola dedicata ai Moschettieri di Dumas, Ilya ebbe verso la fine del 1973 un incontro a Parigi con suo padre per discutere di nuovi progetti cinematografici. Mentre camminava per le strade della capitale francese, il produttore notò un cartellone che pubblicizzava un film francese su Zorro e pensò dunque a una pellicola incentrata su un altro eroe in costume e il primo e unico nome che gli venne in mente fu Superman.

Il primo ostacolo fu convincere il padre: Alexander Salkind infatti non aveva la minima idea di chi fosse questo Superman. Fece dunque qualche indagine, contattò i suoi collaboratori e finanziatori abituali e tre giorni dopo tornò da suo figlio dicendo che aveva avuto una buona idea: tutti, anche coloro che non avevano mai letto fumetti, conoscevano il nome di Superman e un film con questo titolo si sarebbe rivelato di certo un successo. Pur consci della difficoltà di realizzare, per quell’epoca, una pellicola che avrebbe richiesto un gran numero di effetti speciali e attrezzature, i due si lanciarono in questa impresa.

Padre e figlio entrarono dunque in contatto con alcuni rappresentanti della National Allied Publications, per acquisire i diritti di sfruttamento del personaggio. Le prime trattative furono lunghe e portarono a un nulla di fatto, poiché la casa editrice voleva un estremo controllo creativo sul processo di produzione, cosa che rischiò di far fallire il progetto prima ancora che nascesse. Alexander Salkind capì allora che bisognava rivolgersi alle alte sfere della casa editrice per superare l’impasse e, quando ci fu un ultimo incontro nel novembre del 1974, l’accordo venne rapidamente raggiunto.

Il contratto garantì ai Salkind la possibilità di produrre film e serie televisive su Superman per una durata di 25 anni e consentiva loro la possibilità di utilizzare ogni personaggio mai apparso nei fumetti dell’Uomo d’Acciaio. Oltre al cast di criminali e comprimari, come Lex Luthor o Lois Lane, i due produttori si convinsero anche che, se avessero voluto, avrebbero potuto inserire nei loro film gli eroi della Justice League. La Warner Brothers tenne per sé i diritti di distribuzione della pellicola, nonché la facoltà di approvare o meno la scelta dell’attore che avrebbe interpretato Superman e un controllo creativo.

Così come accaduto per i film sui Moschettieri, i Salkind decisero che avrebbero prodotto due pellicole che sarebbero state girate senza soluzione di continuità. Per la sceneggiatura Ilya contattò in prima battuta due scrittori di fantascienza, Leigh Brackett e Alfred Bester, ma Alexander pensò che non fossero abbastanza famosi e così di sua iniziativa assunse Mario Puzo, l’autore de Il Padrino, garantendogli un compenso di 600.000 dollari.

puzo

Mentre Puzo lavorava al primo trattamento, cominciò la ricerca del regista e in molti furono contattati per dirigere il film. Il primo a mostrare un serio interesse nel progetto fu Steven Spielberg: a quell’epoca aveva diretto solo due pellicole, Duel e Sugarland Express, e stava per concludere la produzione de Lo Squalo. Ilya Salkind visionò i primi due film e si convinse che Spielberg fosse la persona giusta. Alexander non fu dello stesso avviso e decise di aspettare l’uscita de Lo Squalo per dare un giudizio definitivo. Quando questo film uscì e si rivelò un successo, Spielberg venne ricontattato, ma ormai stava già lavorando al suo prossimo progetto, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, e fu costretto a rifiutare l’offerta.

I Salkind misero sotto contratto allora Guy Hamilton, famoso per aver diretto svariati film della saga di James Bond. Nel luglio 1975, Mario Puzo consegnò il primo trattamento, di ben 500 pagine, contenente gli eventi delle prime due pellicole. Il primo attore a firmare il contratto per il film di Superman fu Marlon Brando, che accettò il ruolo di Jor-El ricevendo in cambio un ingaggio faraonico di tre milioni e settecentomila dollari e una parte dei futuri incassi. Pochi giorni dopo anche Gene Hackman firmò il contratto per interpretare il ruolo di Lex Luthor.

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Mancava tuttavia ancora il protagonista principale. Si pensò all’inizio di scritturare un attore noto. Le prime scelte ricaddero su Robert Redford, Paul Newman, Clint Eastwood e James Caan, ma rinunciarono tutti e quattro: il primo perché chiese un ingaggio elevato, il secondo perché rifiutò nonostante un cospicuo ingaggio promesso (oltre che per Superman, in alternativa per Lex Luthor o Jor-El), il terzo perché impegnato in altri progetti, il quarto perché non aveva la minima intenzione di indossare il costume di Superman. Venne considerato anche Sylvester Stallone, ma quando Marlon Brando pose il veto su di lui ogni trattativa si interruppe e da quel giorno Stallone ebbe il dente avvelenato contro Brando.

La pre-produzione del film ebbe inizio in Italia, presso gli studi di Cinecittà in Roma, dove vennero spesi circa 2 milioni di dollari per dei test di volo, in buona parte gettati al vento. Venne anche provinato in questa sede nel ruolo dell’eroe l’atleta olimpico Bruce Jenner (oggi noto come Caitlyn Jenner). Il tutto si interruppe bruscamente quando si scoprì che Marlon Brando non avrebbe potuto girare le proprie scene in Italia a causa di un’accusa per atti osceni a seguito dell’uscita del film Ultimo Tango a Parigi di Bernardo Bertolucci.

Nel 1976 i Salkind decisero di sottoporre a revisione la sceneggiatura originale di Mario Puzo, in primo luogo perché fin troppo lunga (anche per un film diviso in due parti) e in certi punti poco seriosa. Il tutto venne affidato a Robert Benton e David Newman, a cui si aggiunse in un secondo momento Leslie Newman (la quale si occupò principalmente dei dialoghi di Lois Lane). Il secondo trattamento, di circa 400 pagine, fu completato nel mese di luglio del 1976, ma conteneva ancora alcune scene sopra le righe, come Lois che doveva cantare mentre Superman la faceva volare sopra Metropolis e addirittura un cameo di Telly Savalas, che nei panni di Kojak offriva un lecca lecca a Lex Luthor.

Alla fine del 1976 la produzione si trasferì in Inghilterra, presso i Pinewood Studios di Londra, ma ciò costrinse Guy Hamilton a ritirarsi dal progetto in quanto su di lui pendeva da parte dell’ufficio delle tasse britannico un’accusa per evasione fiscale. Dovendo trovare un nuovo regista in tutta fretta, i Salkind restrinsero la ricerca a due persone: il veterano Mark Robson e il semi-esordiente Richard Donner, il quale grazie al buon riscontro ottenuto con il film Il Presagio ottenne l’incarico nel gennaio 1977 a fronte di un ingaggio pari a un milione di dollari.

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Il primo contatto tra Donner e i Salkind avvenne in maniera decisamente particolare, mentre il regista era in bagno, e lì gli venne chiesto se era interessato a dirigere un film su Superman. La prima cosa che Donner pretese, quando si ritrovò in mano il copione, fu di sottoporre la sceneggiatura a una terza revisione perché la storia presentasse il più possibile un quadro di verosimiglianza: a tale scopo contattò Tom Mankiewicz affidandogli l’incarico di eliminare tutte le scene poco seriose e di ridurre ulteriormente il lunghissimo script.

Secondo alcuni, il contributo di Mankiewicz fu fondamentale, tanto che rimase poco o nulla dei precedenti trattamenti, secondo i Salkind invece fu solo una sorta di ben riuscito intervento estetico. La Writers Guild of America parve concordare con loro in quanto non volle che il nome di Mankiewicz comparisse nei titoli di testa tra gli sceneggiatori, ma Donner riuscì comunque a farlo accreditare come “consulente creativo”.

Poco prima dell’inizio delle riprese, Ilya Salkind e Richard Donner ebbero un incontro con Marlon Brando presso la sua villa di Mulholland. L’attore li fece attendere per circa un’ora, poi quando fece infine il suo ingresso propose una idea di cui era fortemente convinto: far sì che Jor-El comparisse sullo schermo sotto forma di una valigia verde o una ciambella che parlasse con la sua voce. Mentre Salkind rischiava di svenire, Donner con tutta calma convinse Brando che ciò che il pubblico voleva era vedere il grande attore sullo schermo in carne e ossa.

Risolto questo problema, rimaneva l’ultimo nodo da sciogliere: mancava infatti poco più di un mese all’inizio delle riprese e ancora non era stato trovato l’attore adatto che potesse interpretare Superman. Oltre 250 persone erano state provinate, tra cui il cantante Neil Diamond e l’allora bodybuilder Arnold Schwarzenegger. Per la disperazione, era stato incluso nel casting persino il dentista di Ilya Sakind, poiché i suoi tratti facciali ricordavano quelli di Superman.

Nel febbraio 1977, il direttore di casting Lynn Stalmaster portò all’attenzione di Donner uno sconosciuto attore di nome Christopher Reeve, che fino a quel momento aveva partecipato a qualche rappresentazione teatrale e a una soap-opera in televisione. Donner all’inizio non ne rimase favorevolmente impressionato, in quanto Reeve non possedeva la necessaria muscolatura, anzi a dirla tutta era alquanto magro, ma Ilya Salkind lo incoraggiò a concedere una chance al giovane attore. Il provino di Reeve convinse tutti e in pochi minuti la parte dell’ultimo figlio di Krypton fu sua per un compenso di 250.000 dollari (un’inezia se paragonata agli ingaggi di Brando o Hackman, ma in questo caso la scarsa notorietà fu un inevitabile handicap).

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A Reeve venne suggerito di indossare una tuta muscolare rinforzata per compensare il suo fisico, ma lui chiese di sottoporsi a un intensivo regime di allenamento per aumentare il suo peso. Considerato che c’era ancora tempo prima dell’inizio delle riprese, le quali all’inizio si sarebbero concentrate perlopiù sulle scene con Marlon Brando, la richiesta venne accolta e gli venne affiancato come personal trainer David Prowse, ovvero il Darth Vader di Star Wars. L’allenamento diede i suoi frutti e in pochi mesi Reeve passò da un peso di 80 chili a uno di quasi 100.

Per il ruolo di Clark Kent da adolescente venne selezionato l’attore Jeff East, il quale dovette sottoporsi ogni giorno a circa tre ore di trucco perché i suoi tratti facciali ricordassero quelli di Reeve. Per non gettare in confusione il pubblico, si decise che i suoi dialoghi sarebbero stati doppiati dallo stesso Reeve: East venne informato di ciò solo a cose fatte e per qualche tempo ebbe anche del risentimento verso il suo collega, che appianò solo alcuni anni dopo.

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Le riprese ebbero inizio in via ufficiale il 28 marzo 1977, partendo dalle scene ambientate su Krypton. Marlon Brando, da attore un po’ altezzoso qual era, rifiutò di imparare a memoria le sue battute e dunque bigliettini vennero sparsi per tutto il set, addirittura sul pannolino del Kal-El neonato! I piani iniziali prevedevano una durata della produzione, per girare entrambi i film, di circa otto mesi. Oltre ai Pinewood Studios, vennero usate come location la città di New York (per le scene ambientate a Metropolis) e la provincia canadese di Alberta (per le scene ambientate a Smallville).

L’idea originaria era quella di far uscire il primo film nel giugno 1978, di modo tale che coincidesse col quarantesimo anniversario dall’uscita di Action Comics 1, l’albo d’esordio di Superman. Fu subito chiaro però che tale data non sarebbe stata rispettata. Richard Donner infatti era fin troppo meticoloso, tanto da arrivare a piazzare in alcune occasioni sette unità di regia per girare una singola scena. La cosa portò ovviamente, oltre che a uno slittamento della data di uscita prevista, anche a un aumento del budget, rendendo la pellicola la più costosa fino a quel momento prodotta dalla Warner Bros., la quale decise comunque di investire personalmente venti milioni di dollari per far sì che il progetto giungesse alla sua conclusione.

Questa ingerenza degli esecutivi della Warner Bros., che rischiava di far perdere a Salkind padre e figlio il loro controllo creativo, nonché l’aumento sia delle tempistiche di lavorazione che del budget, portò a un forte contrasto tra i due cineasti, spalleggiati dal produttore esecutivo Pierre Spengler, e Richard Donner, tanto che a un certo punto smisero sostanzialmente di parlarsi. Per mediare questa delicata situazione, venne convocato sul set Richard Lester, il quale aveva collaborato in passato con i Salkind come regista dei film sui Moschettieri, e che funse da persona di collegamento tra Donner e la produzione.

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Fu proprio Lester che, considerati i lunghi tempi di produzione, avanzò una proposta che venne accettata: in origine il film doveva concludersi con un cliffhanger, in quanto uno dei missili di Luthor esplodendo avrebbe liberato i prigionieri della Zona Negativa (Zod, Non e Ursa), i quali si sarebbero diretti verso la Terra. Nel sequel i tre criminali avrebbero distrutto il pianeta e Superman sarebbe tornato indietro nel tempo per sistemare le cose.

Questa ultima idea venne utilizzata per dare un finale compiuto al film, senza lasciare nodi in sospeso. Se il primo film fosse stato un successo, si sarebbe dunque proseguito con la produzione del sequel (questo nonostante che almeno tre quarti delle riprese della seconda pellicola fossero già state completate): una mossa azzardata, ma forse inevitabile.

Le riprese del primo film si conclusero dunque nell’ottobre 1978, diciotto mesi dopo il loro inizio. Per la colonna sonora venne in prima battuta contattato Jerry Goldsmith, che dovette declinare a causa di altri impegni. Venne dunque selezionato John Williams, reduce dal successo dello score di Star Wars, che registrò la colonna sonora del film di Superman insieme alla London Symphony Orchestra.

In totale, il budget investito per Superman, il film, si aggirò sui 55 milioni di dollari. Stuart Baird, il montatore, fece un lavoro di editing a tempo di record e la premiere ebbe luogo a Washington il 10 dicembre 1978. L’investimento venne ripagato con un incasso globale di circa 300 milioni di dollari, che all’epoca fu l’introito maggiore conseguito da un film della Warner Bros. Anche i creatori di Superman, Jerry Siegel e Joe Shuster, si dichiararono soddisfatti del risultato finale. E finalmente videro per la prima volta riconosciuto in via ufficiale il loro contributo, nero su bianco.

Con queste premesse, la conclusione del sequel avrebbe dovuto rivelarsi un gioco da ragazzi. Non fu così.

Fabio Volino

PROSSIMAMENTE: LA FINE DELL’EPOPEA DI REEVE

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