Inside Out, il nuovo cult targato Disney/Pixar – Recensione

Inside Out, il nuovo cult targato Disney/Pixar – Recensione

Inside Out è un capolavoro. Però, forse più che questo, il nuovo film Disney/Pixar è un film cult. L’etichetta di “cult” viene assegnata ad un prodotto quando esso è associato ad una certa devozione del pubblico che si trasforma in moda culturale. Nel caso di alcuni film, libri, fumetti, la cosa avviene gradualmente. Per Inside Out la risposta popolare (e della critica) è stata istantanea. Perché ci sono degli elementi del film, in particolare una dualità e una complessità perfette, che lo rendono speciale e al tempo stesso familiare.
Dualità e complessità si riscontrano innanzitutto nell’intento del film di esplorare gli opposti mondi della realtà esteriore e di quella interiore all’individuo. Il tentativo è un successo cinematografico che per la prima volta porta su pellicola in maniera così accurata, visivamente comprensibile e suggestiva i processi mentali e i, conseguenti, comportamenti umani. Inside Out, come suggerisce il titolo stesso, infatti è ambientato per metà nella testa di una bambina di 12 anni, Riley, e per l’altra metà nel mondo esteriore, reale, dove Riley vive divisa tra famiglia, amici e scuola. La trama segue le vicissitudini di un momento particolare della vita della bambina che coincide con lo scontro frenetico tra il trasferimento di tutta la famiglia in una nuova città e l’agitarsi in lei di tensioni pre-adolescenziali. Il rincorrersi tra le due ambientazioni è la costante di tutto il film, che si svolge in un’ incalzante avventura emozionale fondata sui temi cari al mondo Disney/Pixar: gli affetti, la morale, la crescita.
Inside Out non si svolge però solo su questi due livelli, quello interiore e quello esteriore. La pellicola è infatti strutturalmente costruita su un binomio che lega indissolubilmente il genio estemporaneo di alcune trovate con la costante di un intrattenimento genuinamente spensierato.
A parte la trovata principale del film, che vede piccoli omini colorati abitare la mente umana e agire su vari livelli di coscienza nella sala comandi delle nostre emozioni, tantissimi sono i piccoli dettagli e fantasiose creazioni che rendono il lungometraggio d’animazione piacevolmente complesso e ingegnoso. Attraverso l’incursione nel “dipartimento di produzione sogni” e l’incontro con l’amico immaginario, durante l’avventura nel subconscio e la passeggiata nel “viale dei ricordi”, tutta la coscienza di Riley viene analizzata con un’attenzione maniacale per i dettagli. Il film finisce, così, per costruire una vera e propria anatomia immaginaria della mente; dalle funzioni all’estetica, infatti, tutto è reinventato nell’universo internalizzato di Inside Out con un’epicità e indimenticabilità che ricorda capolavori come il viaggio allucinogeno di Alice nei suoi stessi sogni meravigliosi.
Altro elemento di genialità, a parte quelle episodiche appena descritte, è il rapporto, contrastato, tra le due protagoniste del mondo delle emozioni: Gioia e Tristezza. Anche in questo rapporto il tema del binomio si reitera e l’interezione rivaleggiante dà ai due personaggi, per definizione assoluti e stereotipati, una caratterizzazione straordinariamente coerente e articolata.
D’altro canto, quando il film non è geniale è però qualitativamente impeccabile o assolutamente esilarante. Un esempio riguarda gli altri personaggi che, nonostate siano tutti molto più dimenticabili delle già leggendarie Gioia e Tristezza, non mancano mai di aggiungere alla trama credibilità e spessore ai bellissimi dialoghi. Se nella parte più centrale il viaggio diventa a tratti ripetitivo, poi, il tono del film non smette mai di incalzare in un susseguirsi di situazioni comiche e riflessioni profonde risultando sempre intellettualmente stimolante e a tratti commovente.
Il risultato finale è un’opera che costruisce un universo immaginifico fertilissimo e indimenticabile. Insieme alla saga di Toy Story, e ai film Wall-e e Up, Inside Out contribuisce ad alzare il livello della cinematografia d’animazione in maniera inarrivabile per gli altri studios. Quello che il monopolio artistico firmato Disney e Pixar ribadisce ancora una volta con Inside Out è che la sola competizione che la casa cinematografica soffre è con se stessa. Per questo, l’attesa per i prossimi titoli Pixar (The Good Dinosaur è in uscita questo 25 novembre negli USA) è una dolce tortura. In particolare, anche se un sequel di Inside Out non risulta in programma, indugiare nel pensiero di un nuovo capitolo, più maturo nella vita di Riley è semplicemente d’obbligo per i cultori nominati prima, perchè là fuori di film come questo non ce ne sono mai abbastanza.

Mariaclaudia Carella

 

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