La leggenda di Superman – I Supermen che non furono

La leggenda di Superman – I Supermen che non furono

Anche se l’Uomo d’Acciaio aveva temporaneamente concluso la sua prima esperienza cinematografica, riuscì a trovare nuova linfa sul piccolo schermo. Il tutto sempre grazie ad Alexander Salkind e Ilya Salkind. I due, dopo la conclusione delle riprese di Superman III, avevano avuto forti divergenze creative e personali, ma decisero comunque di produrre un telefilm dedicato a Superboy, il quale sarebbe stato distribuito in syndacation dalla Viacom.

La prima stagione di Superboy venne trasmessa a partire dal 1988, in concomitanza col cinquantesimo anniversario della nascita di Superman. Ilya Salkind si occupò personalmente del casting, affidando a John Haymes Newton il ruolo di Clark Kent e a Stacy Haiduk quello di Lana Lang. Un ordine iniziale di 13 episodi venne esteso a 26 dopo che gli ascolti delle prime puntate si rivelarono più che buoni. Ascolti che aumentarono col passare delle settimane.

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Quando venne messa in produzione una seconda stagione, tuttavia, ci fu un drastico cambiamento: Newton venne cacciato dal serial e al suo posto venne assunto Gerard Christopher. Alla base del licenziamento, ci furono una richiesta di aumento dell’ingaggio da parte dell’attore, ma soprattutto il fatto che fosse stato arrestato per ubriachezza molesta. Nonostante questo cambio del protagonista principale, la serie rimase stabile negli ascolti.

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Ciò convinse Ilya Salkind che il franchise di Superman potesse ancora avere qualcosa da dire. La Cannon Films aveva pianificato di produrre un ulteriore film sull’Uomo d’Acciaio diretto da Albert Puyn, da distribuire nell’estate del 1989, ma i costanti problemi finanziari che la perseguitavano bloccarono il tutto sul nascere. Salkind riacquisì dunque i diritti di sfruttamento del personaggio e scrisse insieme a Cary Bates e Mark Jones tre bozze di sceneggiatura per Superman V (che venne intitolato in corso d’opera Superman: The New Movie), l’ultima delle quali completata nell’agosto del 1992.

La storia prevedeva la morte di Superman per mano di Brainiac e la sua rinascita privo di poteri nella città in miniatura di Kandor. Grazie all’amore per Lois e all’aiuto degli abitanti di Kandor, Superman avrebbe riacquisito sia la memoria che i poteri, sconfiggendo Brainiac in un secondo scontro e dichiarando il suo amore a Lois, che avrebbe accettato di divenire sua moglie.

Salkind credette molto in questo nuovo progetto e si attivò per raccogliere un budget che si aggirasse sui 35 milioni di dollari, nella speranza di iniziare le riprese verso ottobre del 1990 e distribuire la pellicola nel Natale del 1991. Ebbe anche un incontro con Christopher Reeve, il quale si dichiarò disponibile a ritornare al ruolo che lo aveva reso celebre. Salkind comunque non scartò l’idea di un recasting. La realizzazione di un altro film prodotto dai Salkind, Cristoforo Colombo – La Scoperta, spostò tuttavia in avanti la produzione di questo ennesimo sequel.

La Warner Bros., però, aveva altri piani: il successo del film Batman diretto da Tim Burton aveva portato alla decisione da parte della casa di produzione di gestire in completa autonomia le pellicole incentrate sui personaggi DC Comics. Fece dunque di tutto per bloccare la produzione di Superman V, riuscendo nel suo intento. Il telefilm su Superboy andò avanti per altre due stagioni, fino al 1992, e sempre con buoni ascolti: inizialmente i Salkind prevedevano di chiudere la quarta stagione con un episodio che avrebbe visto la morte di Superboy per mano di Lex Luthor. A seguito di ciò sarebbero stati prodotti alcuni film per la televisione che avrebbero portato avanti questa trama e avrebbero visto il ritorno dell’eroe.

Prima che ciò avvenisse, però, la Warner emanò una diffida verso i Salkind col preciso scopo di riottenere i diritti di proprietà intellettuale sul personaggio di Superman e intimando a padre e figlio di non produrre altro materiale correlato all’Uomo d’Acciaio. I Salkind intentarono causa contro la Warner Bros., arrivando infine a conseguire un accordo all’inizio del 1993 che comunque garantì alla casa di produzione il pieno controllo sul franchise di Superman, sia al cinema che in televisione.

La prima mossa della Warner fu di mettere in produzione una nuova serie televisiva, Lois & Clark: The New Adventures of Superman. Trasmessa per quattro stagioni dal 1993 al 1997, vedeva Dean Cain nel ruolo di Superman e Teri Hatcher nel ruolo di Lois Lane. La serie era più che altro incentrata sull’aspetto romance dei due protagonisti e vide l’apparizione di pochi criminali appartenenti all’universo di Superman.

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La Warner aveva inoltre in mente di realizzare il prima possibile un nuovo film su Superman, un reboot dell’intera saga. Affidò dunque questo progetto al produttore Jon Peters, il quale era stato coinvolto anche nella produzione del Batman diretto da Tim Burton e che era visto perciò come la persona giusta per ridare linfa vitale sul grande schermo all’Uomo d’Acciaio.

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In quel periodo si era appena conclusa la saga “La Morte di Superman”, che tanto successo aveva ottenuto e molto clamore aveva suscitato, così la Warner chiese a Peters di ispirarsi a essa. Costui affidò il compito di scrivere la sceneggiatura a Jonathan Lemkin dandogli precise istruzioni: lo script avrebbe dovuto essere il più mainstream possibile, rivolgersi alla generazione di MTV-dipendenti e inserire elementi di merchandising, quali personaggi che potessero essere rivenduti come giocattoli o action figures. Lemkin completò la prima e unica bozza di sceneggiatura, intitolata Superman Reborn, nel marzo del 1995.

La storia inizia con la morte di Superman per mano di una creatura nata dalle sue più profonde paure (il Doomsday della situazione). Mentre spira tra le braccia di Lois Lane, l’eroe le confessa il suo amore per lei e il suo spirito (o qualcosa di simile) entra nel corpo di Lois per dare vita a una immacolata concezione, come quella di un tizio un po’ più celebre. Nel frattempo due alieni dall’origine ignota di nome Morpheus e Delia approdano sulla Terra iniziando a seminare il caos. La gravidanza di Lois dura pochi giorni e poco dopo sia lei che Jimmy Olsen, per proteggere il neonato, vengono uccisi. Il bambino, che viene ribattezzato Miles McGee, viene preso allora in custodia da Harry Cadmus, un genetista ultracentenario che vive in una comunità sotterranea popolata da mutanti.

La crescita del bambino è straordinaria e fuori da ogni casistica, tanto che in una settimana arriva ad avere l’aspetto esteriore di un undicenne. Ma non solo: inizia a sviluppare incredibili poteri che lo portano a pensare che lui sia Superman tornato in vita. Come avrebbe sconfitto i due alieni, non è dato sapere, ma a seguito di ciò il rinato Superman avrebbe seguito le orme di suo padre/sé stesso e sarebbe divenuto il nuovo protettore del mondo.

Questa sceneggiatura, per chissà quale motivo, non piacque alla Warner Bros. Peters allora contattò un nuovo sceneggiatore, Gregory Poirier, chiedendogli di riscrivere il trattamento di Lemkin. Poirier concepì altre tre bozze di Superman Reborn, l’ultima delle quali completata nel febbraio 1996.

In questa nuova versione, un Superman in crisi esistenziale e in cura da uno psichiatra viene ucciso da Doomsday, un mostro inarrestabile creato da Brainiac e infuso di sangue kryptoniano. Scopo di Brainiac è poter avere a sua disposizione DNA kryptoniano per stabilizzare la sua struttura genetica in costante deterioramento. Doomsday però, completato il suo incarico, scompare senza consegnare il corpo dell’eroe a Brainiac, il quale si rivolge a due suoi alleati terrestri, Silver Banshee e il Parassita. Inoltre, il tiranno galattico rinchiude Metropolis all’interno di un campo energetico, minacciando di distruggere la città se entro 48 ore non gli verrà consegnato il corpo di Superman.

Costui in realtà è stato ritrovato e rianimato dall’alieno Cadmus in una base subacquea. Cadmus è l’unico sopravvissuto di un pianeta distrutto in passato da Brainiac e vuole vendicarsi di lui. L’Uomo d’Acciaio si ritrova privo di poteri, ma desidera ancora salvare la sua città e così grazie a Cadmus riesce a mimare le sue capacità scomparse utilizzando uno speciale esoscheletro. Alla fine Superman capisce che gli abitanti di Metropolis lo amano e questo fa svanire ogni suo dubbio esistenziale, permettendogli di riacquisire i suoi poteri e sconfiggere Brainiac.

La sceneggiatura di Poirier incontrò i favori degli esecutivi della Warner Bros., i quali pensarono di mandarla in pre-produzione. Qualche mese dopo tuttavia ci fu un incontro con Kevin Smith, a quell’epoca un astro nascente della cinematografia mondiale, per discutere di alcuni progetti. La Warner Bros. sapeva che Smith era un grande fan di Superman e gestiva una fumetteria, quindi gli chiese un parere da appassionato sulla sceneggiatura di Superman Reborn.

Smith lesse il trattamento di Poirier e, senza mezzi termini, lo definì terribile: a suo dire, lo sceneggiatore non aveva affatto compreso quella che era la mitologia di Superman e aveva trasposto su carta una avventura in stile Batman anni ’60 con Adam West. Perciò, nell’agosto 1996, a seguito di un incontro col presidente di produzione Lorenzo Di Bonaventura, Kevin Smith ottenne l’incarico di scrivere un nuovo trattamento. Cosa che diede vita a uno dei più grossi pasticci creativi e di produzione che la storia del cinema ricordi.

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In quegli stessi anni, tragici eventi colpirono il mondo degli appassionati dell’Uomo d’Acciaio: il 30 luglio 1992 morì Joe Shuster, uno dei creatori del personaggio e disegnatore di Action Comics 1 ; il 28 gennaio 1996 morì anche il suo collega e amico Jerry Siegel. I loro eredi, insoddisfatti di come la DC Comics e la Warner Bros. avevano trattato i propri cari, meditarono se intentare o meno una nuova battaglia legale.

Tuttavia l’evento che ebbe più risonanza mediatica fu ciò che accadde a Christopher Reeve: il 27 maggio 1995, a seguito di una brusca caduta da cavallo, l’attore si ruppe la prima e la seconda vertebra cervicale, rimanendo paralizzato dal collo in giù e iniziando a soffrire di gravi crisi respiratorie.

Trasportato al Virginia Medical Center, Reeve nei primi giorni ebbe numerose fasi di delirio mormorando parole senza senso. Cinque giorni dopo riacquistò piena conoscenza e, quando gli venne detto che non avrebbe mai più camminato e c’era il serio rischio che non sarebbe mai più stato in grado di muovere altre parti del suo corpo, l’attore meditò se essere sottoposto o meno a eutanasia. Sua moglie, Dana Morosini, lo convinse a non arrendersi e perciò Reeve decise di sottoporsi nel giugno 1995 a un intervento chirurgico volto a riconnettere il cranio con la sua spina dorsale.

Il giorno dell’intervento la porta della stanza di Reeve si aprì ed entrò un tizio vestito come un chirurgo che parlava con uno strano accento russo, il quale gli disse che era un proctologo e stava per eseguire un esame rettale. Quando Reeve capì che si trattava del suo caro amico Robin Williams, tornò dopo molto tempo a ridere e ritrovò il desiderio di vivere. L’intervento andò a buon fine e cominciò subito dopo un lungo processo di riabilitazione.

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Fabio Volino

PROSSIMAMENTE: SUPERMAN LIVES?

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